Numero 25

L’EVOLUZIONE DEI MODELLI DI CORPORATE GOVERNANCE AZIENDALI


Alessandro Tranquilli

La realizzabilità ed applicabilità della più idonea governance aziendale destinata a regolare sia i rapporti tra soci che l’ottimale operatività gestionale, è sicuramente in diretta relazione con l’environment di riferimento e con la sua evoluzione nel corso del tempo.

Infatti, i differenti e spesso sin troppo creativi modelli di corporate governance (cg) che si sono susseguiti nel tempo, sono essenzialmente il frutto dei cambiamenti imposti dagli eventi e quindi dall’ambiente esterno; cambiamenti che coinvolgono anche gli obiettivi prefissati dall’impresa.

Per trovare riscontro a siffatta relazione, si può fare riferimento alla rilevanza assunta dall’analisi dei modelli di cg all’inizio del terzo millennio, dopo i condizionamenti degli eventi caratterizzanti il periodo.

In buona sostanza, la scelta del modello migliore di governo delle società industriali e di intermediazione finanziaria, è stata influenzata dall’ascesa e dal rapido declino delle quotazioni delle imprese della new economy sul mercato borsistico, ed, ancor di più, dall’ondata di scandali finanziari che hanno coinvolto alcune grandi imprese dei paesi industrializzati.

Al di là dell’esame delle motivazioni che hanno condizionato le quotazioni delle aziende della new economy – non puntualmente specifico della materia in oggetto – ma che, come conseguenza, hanno anch’esse messo a nudo l’inadeguatezza dei controlli aziendali in materia di diritto societario, l’evoluzione del modello di cg diviene più facilmente comprensibile con riguardo agli scandali finanziari del periodo.
Si fa principalmente riferimento ai casi Enron, WorldCom e Tyco negli Stati Uniti, ma anche ai casi Cirio e principalmente Parmalat in Italia che – in quanto a scandali – si è, per così dire, ben difesa!

Questi eventi hanno contribuito a mettere in evidenza – come si diceva – che i controlli in atto sull’attività non sono stati in grado di rilevare le pratiche illegali alla base dei crack societari, perpetrate da un top management nella maggior parte dei casi colluso con la proprietà.
Pratiche illegali rappresentate da reati quali il falso in bilancio, l’espropriazione illecita di fondi aziendali, la realizzazione di operazioni con parti correlate (soc. collegate e controllate) a condizioni diverse da quelle di mercato, l’insider trading.
Pratiche, in definitiva, che hanno causato ingenti danni patrimoniali a numerose categorie di stakeholder, favorendo, pertanto, l’evoluzione di un sistema di controllo adeguato alle mutevoli esigenze.

Ed allora, non potevano non suscitare l’interesse della comunità nazionale ed internazionale lo studio di nuove forme di gestione e controllo societario, che potessero risultare più adeguate alle continue evoluzioni dell’environment di riferimento e che potessero fornire trasparenza e certezza al mercato dei capitali.

Tale processo evolutivo sta generando una duplice tipologia di controllo che potremo definire interno ed esterno.
 
Il controllo interno è tipicamente rivolto ad evolvere il modello di governance utilizzato da ciascun soggetto giuridico, con l’obiettivo di tutelare gli interessi di coloro che finanziano le imprese senza poterne indirizzare il comportamento; in una parola, i soci di minoranza, oltre agli altri stakeholder. 

Quello esterno riguarda l’attività legislativa delle autorità nazionali ed internazionali, che introducono nuove norme tendenti ad attribuire maggiori responsabilità civili e penali a coloro che si macchiano di reati societari.
Ciò è peraltro vero in tutti i Paesi industrializzati, tranne che in Italia in cui si assiste, al contrario, alla depenalizzazione, ad esempio, del reato di falso in bilancio operata dal governo Berlusconi.
Questa controtendenza del tutto italiana non ha prodotto, dopo i casi Cirio e Parmalat, un allargamento delle sanzioni in materia, a differenza degli scandali statunitensi che hanno portato all’emanazione del Sarbanes-Oxley Act (SOA), a cui hanno fatto seguito le norme del Nyse e del Nasdaq volte a migliorare la cg delle società quotate.

In particolare il SOA contiene un insieme di regole in merito alla responsabilità dei consiglieri e dei manager, all’informativa rivolta ai risparmiatori ed al ruolo delle società di revisione.
I principali cambiamenti introdotti dal SOA riguardano:

  1. il governo delle imprese e l’informativa societaria;
  2. le responsabilità e obblighi informativi dei vertici aziendali;
  3. l’indipendenza delle società di revisione.

Tutte materie che nel recente passato hanno mostrato numerose lacune e per le quali è bene approfondire l’analisi e lo studio, per giungere ad una maggiore trasparenza nella gestione societaria e quindi ad una maggiore tutela delle varie categorie di stakeholder.